Il divario di genere per quanto riguarda il pensionamento non si assottiglia, anzi: perché gli uomini incassano più delle donne
Il divario tra uomini e donne è ancora reale e concreto, e colpisce anche le pensioni. Secondo i dati riportati dall’INPS gli uomini pensionati hanno ricevuto circa 2.142,60 euro al mese, mentre le donne 1.594,82 euro. Una differenza del 34% che va a sottolineare ancor di più la differenza di genere presente in numerosi fattori.
Sappiamo bene che l’età pensionistica è aumentata. Il 31 dicembre 2025 i pensionati erano 16,3 milioni divisi in modo equo tra uomini e donne. Le pensioni erogate però, sottolineano in modo netto il gap: 204 miliardi di euro agli uomini e 161 miliardi alle donne. Le donne anche se sono in maggioranza rispetto agli uomini, ricevono solo il 44% del totale.
Il divario di genere è evidente anche nel tipo di pensioni: il 66% delle anticipate va agli uomini, mentre le donne sono prevalenti nelle pensioni di vecchiaia (61%), di reversibilità (87%) e negli assegni sociali (62%).
Nel corso del 2024 l’INPS ha liquidato circa 1,6 milioni di nuove prestazioni. Di queste, il 55% erano pensioni previdenziali il 45% assistenziali. Complessivamente, i pensionati in Italia sono cresciuti da 16,23 a 16,30 milioni.
Anche sul fronte della genitorialità, c’è un forte squilibrio: nel primo anno di vita del bambino, le madri usufruiscono in media di 126 giorni di congedo, mentre i padri si fermano a 36 giorni. Dal secondo anno in poi i numeri calano per entrambi, ma sempre in misura maggiore per le madri. Secondo l’INPS, nel 2023 si è notato un aumento dei padri che scelgono il congedo, anche se spesso solo per pochi giorni: la maggioranza degli uomini si ferma sotto i 10 giorni di assenza dal lavoro. I periodi lunghi restano un’eccezione.
Il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, ha sottolineato come la tenuta del sistema pensionistico passi da scelte strategiche a lungo termine. Secondo Fava, investire su donne e giovani è fondamentale per garantire sostenibilità al sistema. Serve anche valorizzare l’esperienza degli anziani incentivando la permanenza al lavoro e guardare con più attenzione al contributo dei lavoratori migranti, risorsa sempre più preziosa in un mercato del lavoro che fatica a trovare equilibrio tra domanda e offerta.
Un altro dato davvero interessante riguarda i pensionati italiani che si trasferiscono all’estero. Lo scorso anno erano 37.825, un dato maggiore rispetto agli anni precedenti. Con l’avvento della pandemia, questo dato era calato di tanto, ma adesso è tornato a salire. Per ora parliamo di +13% nel 2022 e +7,5% nel 2023. Questo nella maggior parte dei casi è giustificato dal fatto che il costo della vita in alcuni paesi è più basso e ci sono condizioni fiscali più favorevoli.
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