C’è un giorno che i titolari di Partita Iva dovrebbero cerchiare di rosso, per risparmiarsi multe salate e spiacevoli sorprese.
Le partite IVA lo sanno bene: l’estate non porta soltanto ferie, mare e relax, ma anche scadenze fiscali da rispettare. E tra tutte, ce n’è una che vale oro segnarsi sul calendario. Perché dimenticarla significa incorrere non solo in interessi e maggiorazioni, ma anche in sanzioni che rischiano di pesare parecchio sul bilancio di professionisti, freelance e piccoli imprenditori.
Quest’anno, la data cruciale è il 20 agosto 2025. Entro quel giorno, chi rientra tra i beneficiari della proroga concessa dal Decreto Fiscale dovrà mettersi in regola con il saldo delle imposte 2024 e con il primo acconto 2025. Una scadenza che arriva dopo il “respiro” estivo, ma che non deve essere presa alla leggera: ignorarla può trasformarsi in un autogol.
La proroga, va chiarito subito, non riguarda tutti i contribuenti indistintamente. Si tratta di una misura selettiva, riservata a precise categorie. In particolare, sono interessati:
i soggetti che applicano gli ISA (indicatori sintetici di affidabilità);
chi partecipa a società, associazioni e imprese che rientrano negli ISA;
i contribuenti in regime forfettario e quelli nel regime di vantaggio.
Per costoro, il termine del 20 agosto con la maggiorazione dello 0,40% diventa il punto di riferimento da non perdere di vista. Tutti gli altri, invece, restano vincolati alle scadenze ordinarie: 30 giugno 2025 (o 30 luglio con maggiorazione) e 30 novembre 2025 per il secondo acconto.
Ma non è tutto. La proroga include un ventaglio ampio di imposte e contributi: dall’IRPEF all’IRES, passando per IRAP, addizionali comunali e regionali, cedolare secca sugli affitti, contributi INPS per professionisti senza cassa, artigiani e commercianti, fino a IVIE, IVAFE e diritto camerale. In pratica, il 20 agosto è un crocevia per gran parte degli obblighi fiscali legati al 2024 e al primo step del 2025.
E se non si riesce a pagare tutto in un’unica soluzione? È possibile optare per la rateizzazione, con scadenze al 16 di ogni mese (eccetto agosto, che slitta al 20 per la sospensione estiva). Attenzione però: se il primo versamento è stato effettuato al 30 luglio, l’intero importo deve essere prima maggiorato dello 0,40% prima di spalmarlo nelle rate.
In altre parole, tra calcoli, proroghe, interessi e possibilità di dilazione, l’estate del contribuente non è mai del tutto libera. La morale è chiara: segnarsi la data del 20 agosto non è un’opzione, ma una necessità. Perché le scadenze fiscali non vanno mai in vacanza, e dimenticarle significa mettere a rischio il proprio lavoro con conseguenze economiche che sarebbe decisamente meglio evitare.
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